Simona, una farfalla senz’ali. Che vola. E fa volare

Simona Atzori BL

Rimarrà impressa nella memoria di tutti la quarta edizione di “Integralmente Sport e Cultura”. Il percorso di integrazione e inclusione sociale (frutto del progetto Cip-Miur e con l’ASSI in prima fila nell’organizzazione) ha vissuto il suo apice al Teatro Comunale di Belluno, in una mattinata-spettacolo arricchita dalla presenza di oltre seicento studenti. E di un’ospite d’eccezione: Simona Atzori, ballerina, scrittrice e pittrice che, pur essendo senza braccia, è una sublime artista “caleidoscopica”.
Durante la mattinata, introdotta dal giornalista Nicola Maccagnan, è intervenuto anche il presidente dell’ASSI, Oscar De Pellegrin: «Il progetto “Integralmente Sport e Cultura” è capace di fare rete e di unire il mondo della scuola con quello dello sport, del sociale e dei privati. Perché è solo lavorando insieme che si possono ottenere grandi risultati». Non è poi mancata una riflessione sullo sport: «La pratica sportiva è uno straordinario strumento di inclusione sociale. Lo sport è molto più di risultati e classifiche: migliora le relazioni». Infine, un messaggio ai ragazzi in platea: «Ognuno di noi ha delle abilità. Vanno ricercate, scoperte. E per farlo, è necessario guardarsi dentro».
A quel punto, ha preso la scena Simona Atzori: dipingendo, danzando. E svelando se stessa, in un lungo e piacevole dialogo con i giovani studenti. Rigorosamente senza scarpe: «Mi sento a mio agio solo senza perché così, mentre parlo, posso pure gesticolare». Le parole più significative le sono state rivolte da un bambino: «La cosa più bella me l’ha detta un ragazzino di 10 anni: “Tu hai le mani, solo che più in basso”. Nella sua semplicità, il pensiero evidenzia come questo bambino mi abbia guardato con gli occhi: i suoi occhi, senza influenze esterne». Un ruolo fondamentale nella vita di Simona lo ha rivestito la madre: «La persona più importante della mia vita, colei che mi ha permesso di essere quella che sono, amandomi e accogliendomi. Nonostante le mie braccia fossero rimaste in cielo. Ora in cielo è volata anche lei: all’inizio pensavo di non farcela, non riuscivo a immaginare la mia vita senza una figura così importante. E invece ho scoperto subito che un “dopo” c’è sempre. E che se qualcosa si conclude è perché qualcos’altro deve cominciare». La poliedrica artista è stata a lungo in Canada: «Lì la diversità è normalità. Conta solo la persona con le sue esigenze: per questo mi sono trovata benissimo». Simona ha messo nero su bianco la sua vita, mandando alle stampe i libri “Cosa ti manca per essere felice?” e “Dopo di te”: «Ho sempre amato trasformare le mie emozioni in parole scritte. Con i libri voglio donare un po’ della mia intimità, creare un rapporto più diretto con le persone». Quindi ha risposto a raffica a una serie di quesiti: «La prima cosa che faccio quando mi sveglio? Cerco di “indossare” un bel sorriso: mi aiuta nelle relazioni con la gente. Quanto tempo mi ci è voluto per usare i piedi come fossero mani? Lo stesso che ci vuole a qualsiasi bambino per utilizzare al meglio le sue mani: fin dalla nascita ho sempre seguito l’istinto. Cosa voglio trasmettere quando danzo? Un senso di libertà. Se immagino mai di avere le braccia? Sì, spesso: ma non quando sono su un palcoscenico». Infine, il saluto agli studenti: «Porterò sempre con me il calore dei ragazzi bellunesi. Sono fantastici. È stata una giornata piena di energia. E di tanta vita». Lo è stata anche per noi dell’ASSI: grazie Simona. 

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